domenica 17 agosto 2014

Mercoledì è la giornata più noiosa della settimana.

Sedeva nella grande sedia a dondolo sul balcone e beveva una limonata mentre osservava i ragazzini che giocavano in strada, ma lei non poteva era malata .....

... no un momento, non era affatto malata, semplicemente la vita fuori dalle mura della sua prigione dorata le era estranea e poco appetibile.



Durante l'infanzia avrebbe dato qualsiasi cosa per stare con i ragazzini che scorrazzavano liberi lungo spiaggia, ma tale desiderio le era stato a lungo negato, per cui un po' come la volpe all'uva aveva perso del tutto l'interesse per simili passatempi. Le sue giornate trascorrevano così, nella monotonia di quella casa vuota, scandite da una routine che la incatenava alla noia. Tutto procedeva nella lentezza, ogni giorno simile all'altro, tutto programmato, quasi nulla lasciato al caso, come quella limonata che beveva, tutte le mattine, giorno dopo giorno. 


Catrina fece la sua comparsa sulla terrazza e dispose un piatto con dei tramezzini al tonno e cetrioli accanto al bicchiere ormai vuoto, quindi si voltò prese le rose contenute in un vaso di cristallo e le sostituì con altre fresche di giornata. Eliar non faceva mai caso ai movimenti di Catrina, nè a quello che le portava per merenda, non le dava il buongiorno quando  al mattino la domestica la svegliava aprendo le tende e le finestre della sua camera da letto, nè le augurava la buona notte quando le stesse azioni venivano fatte la sera, prima di andare a dormire. Eliar semplicemente la ignorava, non avrebbe mai saputo intavolare un discorso con lei, non avrebbe avuto argomenti da proporle, questo non perche Catrina fosse ignorante o poco intelligente, ma semplicemente Eliar non sapeva mai di cosa parlare. 

Era la giornata più noiosa della settimana, pensava, mentre tutto scorreva placido, come ogni mercoledì da un anno a questa parte. Era il suo giorno libero e quando Lei non c'era, tutto era infinitamente più noioso e lento. Non se n'era resa conto subito, erano dovuti passare un paio di mesi per capire che quella badante era diverse dalle altre.

"Badante" era il termine poco carino con cui Elianor Seder era solito appellare la sua educatrice. La prima istitutrice che conobbe era una signora bionda con abiti vistosi che andavano dal fuxia al verde brillante.  Quel giorno tutto era in fermento, si trovavano sull'isola da tre mesi e 19 giorni e per la prima volta i ritmi della casa erano concitati e il via vai di domestici insolito. Sua madre che d'abitudine quando erano in vacanza dormiva fino a mattina inoltrata, era già sveglia da diverse ore e si destreggiava tra ordini alla giovane cameriera assunta da qualche settimana  e telefonate a persone per Eliar sconosciute. Quell'estate Victoria aveva deciso che avrebbero trascorso le vacanze estive nell'isola Caraibica di Santa Lucia, e non in Provenza come erano abituate a fare. Lì la famiglia di Victoria Seder possedeva una villa da quasi 100 anni, una quantità di tempo che per la piccola Eliar era poco quantificabile. Così si erano imbarcate in un volo interminabile, avevano fatto scalo a New York, dove avevano passato la notte, da lì avevo preso un altro volo diretto a Miami e finalmente si erano imbarcate per l'ultima volta, con direzione Hewanorra, Santa Lucia. Di quel suo primo e ultimo viaggio estenuante Eliar ricordava la profonda stanchezza e la noia provata durante tante ore di viaggio. Poco chiaro per la bambina era anche il motivo di aver scelto una meta tanto lontana da casa, su un isola che le sembrava deserta e in cui pioveva incessantemente quasi tutta la giornata. 

A quei tempi aveva cinque anni e le cose accadevano quasi senza che lei se ne accorgesse.
Anche quel giorno i fatti si svolsero più o meno allo stesso modo: Victoria la baciò sulla fronte, le fece raccomandazioni sul comportamento da tenere e poi voltandole le spalle chiuse dietro di sé il pesante portone d'ingresso. Eliar dal canto suo era rimasta lì, senza capire nulla di ciò che le aveva detto la mami , stringendo tra le mani un cappello di cotone ornato da fiori di stoffa azzurri e rosa, al suo fianco la signora bionda che solo poche ore prima Victoria le aveva presentato. Era stata tutta sorrisi, risatine e ammiccamenti, complimentandosi per la bellezza della casa, le decorazioni e il magnifico giardino, ammirando gli occhi verdi di Eliar, la lunghezza e la morbidezza dei suoi capelli biondi fino addirittura a invidiarne la forma a suo dire perfetta della bocca. Si chiamava Odette e mentre lei parlava Eliar cercava di capire dove si fosse recata la mami, il modo affettuoso in cui aveva sempre chiamato sua madre, a che ora sarebbe tornata e soprattutto perchè aveva deciso di lasciarla insieme a quella strana creatura.
Di quella giornata Eliar ricordava di non aver voluto spostarsi dall'ingresso, nemmeno quando ormai il sole era tramontato e la casa era sprofondata nel buio. Odette, che fino a quel momento si era mostrata premurosa nei suoi confronti, giunta l'ora di andare a dormire e vedendo che la bambina non accennava a volerne sapere, aveva mostrato quanta poco empatia nutriva nei suoi confronti. Le aveva fatto un lungo discorso sull'importanza di dormire almeno otto ore a notte per prevenire inestetismi cutanei come brufoletti , occhiaie e l'invecchiamento precoce della pelle, poi aveva concluso il suo bizzarro discorso, affermando con una punta di cattiveria nella voce, che non avrebbe mai permesso che i capricci di una bambina stupida le togliessero ore di sonno. Così dopo aver spento le luci della biblioteca e del corridoio si era diretta nella sua camera con passo ondeggiante, muovendo i fianchi in modo quasi ostentato e quel che è peggio disinteressandosi completamente delle sorti della piccola padrona di casa. Eliar dal canto suo aveva deciso non solo che avrebbe lasciato la sua pelle invecchiare prima del tempo in barba a quello che asseriva la sua badante, ma che non si sarebbe spostata da lì fino a che la mami non avesse fatto rientro a casa. Per stare più comoda Eliar era corsa in cucina a prendere uno sgabello  e lo aveva trascinato fino all'ingresso in fondo al corridoio, posizionatolo di fronte alla porta di ingresso Eliar vi si arrampicò, una volta seduta puntò i piedi sui pioli orizzontali e con la schiena ben dritta come le aveva insegnato la mami attese.
Erano passate diverse ore e i rumori della casa si facevano nella mente di Eliar più minacciosi, per cui se all'inizio non voleva andare a dormire per mantenere fede al suo proposito di aspettare la mamma, quando la stanchezza e il sonno si fecero strada, la paura che un qualche mostro acquattato nel buio aspettasse solo un suo movimento per divorarla era tale che a quel punto per Eliar era impossibile spostarsi da lì per dormire. Odette nel frattempo sognava placidamente nel suo letto i vestiti e gli accessori  alla moda che di lì a poco avrebbe potuto comparsi con il suo stipendio da istitutrice della famiglia Seder.

Costanza arrivò un'ora prima quella mattina, immaginando che la piccola principessa bionda della casa sarebbe stata di pessimo umore per la partenza della signora Victoria. Aveva imparato negli anni che nulla era meglio di una ricca colazione a base di pancake, cioccolata e torta di mele, per iniziare la giornata nel modo migliore.
Signore benedetto - Furono le sue prime parole aprendo la porta e trovandosi di fronte una bambina dai capelli biondi arruffati, rannicchiata vicino ad una colonna che sosteneva un vaso di fiori, lo sgabello era gettato a terra di fronte a lei quasi avesse voluto usarlo come scudo per difendersi. Eleanor bambina, cosa fai qui? Cosa è successo? Dov'è Odette? E' entrato qualcuno? ... - La sua voce era accorata e per quasi dieci minuti non smise di fare domande, alla fine l'abbracciò cullandola tra le braccia robuste e accarezzandole i capelli. Eliar che fino a quel momento aveva atteso il ritorno della madre, si era lasciata andare a quel tenero abbraccio e tutte le domande frenetiche che Costanza le aveva rivolte, alle sue orecchie erano sembrate una dolce ninna nanna. Mentre stava sprofondando in un sonno profondo le  aveva raccontato che sua madre non era tornata e che la donna bionda tutta coccole e ammiccamenti era andata a dormire lasciandola lì da sola.

Costanza era cuoca in quella casa da quasi trenta anni e ne era la responsabile in assenza dei padroni da venti, da quando cioè Victoria Seder aveva otto anni e quel giorno, per la prima volta, decise di avvalersi del potere che il suo ruolo le conferiva.

Eliar si svegliò alle quattro del pomeriggio, di Odette non c'era traccia, quasi come se non avesse mai messo piede a Villa Ginestra, al suo posto Catrina si sarebbe occupata di lei fino all'arrivo di una nuova istitutrice. Le badanti  successive non erano state tutte della stoffa di quel primo fallimento, ma con ognuna di loro Eliar andava in conflitto.

Celia era arrivata dopo 10 anni e 11 badanti. Quel giorno il cielo minacciava tempesta, ma nonostante ciò lei si era presentata indossando un cappello a tese larghe di color rosso cremisi che si abbinava alla perfezione con i suoi sandali, indossava un abito bianco di cotone abbastanza aderente che ne faceva risaltare l'abbronzatura e le sinuose forme del corpo. I capelli di color castano scuro erano raccolti in un informale chignon alla base della nuca e qualche ricciolo ribelle scendeva a incorniciarle l'ovale del volto. Eliar che all'epoca aveva 15 anni l'aveva accolta con la stessa aria indolente con cui affrontava abitualmente le sue giornate. Celia al contrario, le aveva rivolto uno smagliante sorriso ma non l'aveva abbracciata né tanto meno baciata, cosa che solitamente le altre avevano fatto, probabilmente in un maldestro tentativo di ingraziarsela. Celia si era distinta dalle altre anche per il suo totale disinteresse per le lusinghe. Non l'aveva elogiata per il colore dei suoi capelli, né per la forma delle sue mani, le aveva fatto però dei complimenti il giorno in cui Costanza si era sentita poco bene e Eliar aveva preparato la cena al suo posto. Celia che viveva lì solo da qualche giorno, l'aveva guardata sorridente mentre si destreggiava tra i fornelli e alla fine della serata le aveva detto Brava! Eliar che non era abituata a quel genere di complimenti era arrossita e per la vergogna era immediatamente corsa in camera. 

Mercoledì era la giornata più noiosa, Eliar non se n'era resa conto subito, ma col passare delle settimane, quando la casa era di nuovo sprofondata nel più assoluto silenzio: nessuno rideva, nessuno canticchiava spostandosi da una stanza all'altra, un osservatore poco attento avrebbe detto che tutto era come sempre, i fiori freschi continuavano ad emanare le loro fragranze, le onde dell'oceano continuavano a infrangersi sugli scogli, eppure qualcosa che prima c'era, quel mercoledì stranamente non c'era più. Eliar lo capì la mattina del terzo mercoledì del secondo mese, fu quasi una folgorazione, il suo primo pensiero al risveglio e dalla consapevolezza scaturì una tristezza infinita che le inondò i sensi. 

Era il giorno libero di Celia e quel giorno Eliar sarebbe stata di nuovo sola.



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